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ABOUT ME

" ... cinema, pubblicità, ologrammi, beni culturali, marketing, sviluppo sostenibile, non capisco di che ti occupi, non è che fai troppe cose?"

Spesso, durante un primo incontro con chi non mi conosce, mi viene posta la solita domanda: in quale campo opero? Alle mie argomentazioni, la reazione di chi la pone è talvolta di perplessità, e ammetto che in passato questa critica poteva turbarmi. Con il tempo, però, ho imparato a riflettere sulle comuni reazioni umane.

Gli esseri umani tendono a percepire il presente come definitivo, ad assumere che le gerarchie di valori, i sistemi di costumi e i modelli attuali siano immutabili nel tempo.

Ma ciò solleva in me una domanda: questa tendenza al pregiudizio, potrebbe rappresentare uno degli  ostacoli all'innovazione?"

Ma cosa è l'Innovazione, questa parola che tanto fa discutere sulla capacità di competere nella sfida al cambiamento di un'azienda, una nazione, una società?

Chiunque sia nato prima degli anni '70 del secolo scorso non può non essersi reso conto di quanto la Società sia cambiata in soli 50 anni. Gli esperti ci raccontano che i driver alla base e che accelerano questo tumultuoso cambiamento (che sta sconvolgendo le vite di molti uomini che non sono nati nell'era del digitale) sono le nuove tecnologie, i nuovi processi governati dal digitale e, in generale, la Cultura digitale.

Sebbene la velocità con cui l'innovazione si diffonde in tutti i comparti industriali e i settori dell'economia, incidendo sulle nostre vite personali, lavorative e sociali, permetta a alcuni di immaginare un futuro diverso, in molti altri è ancora motivo di sorpresa e crea disagio in chi non vuole o non può aprirsi ai cambiamenti.

Le realtà economiche ed imprenditoriali non sono soggetti astratti, ma sono entità formate da individui che vi lavorano e che le governano. Se queste persone soffrono il disagio di non essere adeguati, cioè di non essere pronti ad affrontare le sfide presenti e future, incombe un grande pericolo per le organizzazioni in cui operano: la loro graduale estinzione.

Infatti, anche con una vasta esperienza accumulata nel passato, alcune persone potrebbero non riuscire a gestire i cambiamenti provocati dall'innovazione inevitabile dei metodi e dei processi introdotti da nuovi attori,  che fanno dell'abilità nel controllare tali innovazioni il loro principale vantaggio competitivo. In questo scenario, l'intero management aziendale, nelle sue diverse funzioni, è chiamato a contribuire ad accelerare i processi chiave di digitalizzazione: organizzativi, produttivi e comunicativi.

Secondo una ricerca pubblicata dall'Osservatorio "Digital Innovation" della School of Management del Politecnico di Milano, i manager delle risorse umane dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel coordinare le azioni volte al change management all'interno delle organizzazioni che desiderano innovarsi.

L'innovazione negli affari si focalizza principalmente sulle nuove forme di lavoro e cooperazione, nonché sullo sviluppo di nuovi modelli di business, oggi con un'enfasi particolare sul promuovere una società sostenibile

La gestione del cambiamento, conosciuta come "change management," è il termine utilizzato per descrivere tutti gli approcci finalizzati a preparare e sostenere individui, team e organizzazioni nel processo di attuazione di cambiamenti organizzativi. Il change management comprende metodologie volte a riindirizzare o ridefinire l'uso di risorse, processi aziendali, assegnazioni di budget o altre modalità di funzionamento che comportano una modifica significativa all'interno di una società o organizzazione. La gestione del cambiamento organizzativo (OCM) considera l'intera organizzazione e identifica ciò che deve essere modificato, mentre il change management può riferirsi specificamente a come le persone e i team sono coinvolti in questa transizione organizzativa. L'approccio al change management è multidisciplinare e coinvolge diverse aree, dalle scienze comportamentali e sociali, alle tecnologie dell'informazione, fino alle soluzioni aziendali.

 

"Temet Nosce," la traduzione latina dell'esortazione greca "Conosci te stesso," è un ammonimento a comprendere i propri limiti e cercare di superarli attraverso una continua ricerca di conoscenza e consapevolezza. Rappresenta l'idea di impegnarsi nell'acquisizione di una conoscenza sempre viva e attuale, un percorso di auto-miglioramento e crescita personale.

 

Sono consapevole della mia limitata conoscenza, ed è per questo motivo che cerco incessantemente nuove forme di conoscenza attraverso un impegno costante nella mia formazione continua. Dopo vent'anni di studio e ricerca applicata nel campo di nuove forme di organizzazione del lavoro supportate dal digitale, uniti all'esperienza empirica accumulata sul campo, dimostrando nella pratica che la valorizzazione del capitale umano e degli asset immateriali è tanto cruciale quanto il capitale tangibile per un'impresa desiderosa di innovare e reinventarsi, mi sento finalmente pronto a condividere alcune delle mie esperienze e competenze.

Spero che un giorno coloro che in passato non comprendevano le mie idee possano riconoscermi come un innovatore sociale.

Per ora, mi piace definirmi un provocatore culturale che pratica il knowledge activism.

Chissà, forse in futuro sarà più semplice riconoscermi per una qualifica professionale più definita, ad esempio consulente per il change management o facilitatore del cambiamento, con l'obiettivo di sostenere gli altri nel raggiungimento dei loro obiettivi

Un Consulente,
per facilitare
il change management

Un Consulente (dal latino: Consultare "per deliberare") è un professionista che fornisce consulenza per conoscenze acquisite ed esperienze maturate in domini particolari, quali ad esempio: la scienza e l'ingegneria; la sicurezza (elettronica o fisica); la gestione e l'organizzazione; la contabilità e la finanza; la giurisprudenza; l'istruzione, la formazione e la gestione delle risorse risorse umane; il marketing, la pubblicità e le relazioni pubbliche; o qualsiasi altro campo specializzato.

A causa dello sviluppo della tecnologie e della diffusione, permeante, della Cultura Digitale, il cambiamento organizzativo moderno è in gran parte motivato da innovazioni esterne piuttosto che da fattori interni. Quando questi sviluppi si verificano, le organizzazioni che si adattano più rapidamente creano un vantaggio competitivo per se stesse, mentre le aziende che rifiutano di cambiare si lasciano indietro. 

Ciò può comportare perdite drastiche e / o perdite di quote di mercato.

La modifica organizzativa colpisce direttamente tutti i reparti e dipendenti. 

 

L'intera azienda deve imparare a gestire i cambiamenti nell'organizzazione. L'efficacia della gestione dei cambiamenti può avere un forte impatto positivo o negativo sul morale dei dipendenti.

Un Facilitatore,

per abilitare al

change management

Un Facilitatore ( in inglese "Facilitator") è qualcuno che si impegna nell'attività di facilitazione, cioè aiuta un gruppo di individui a comprendere obiettivi comuni e li aiuta a pianificare come raggiungere questi obiettivi; un facilitator rimane "neutrale", il che significa che non assume una particolare posizione nelle discussioni, cercando di aiutare il gruppo a raggiungere un consenso generale su eventuali disaccordi che esistono o emergono nelle riunioni in modo che le decisioni intraprese abbiano una solida base per le azioni future. Il Facilitatore è un individuo che espleta la funzione di consentire ai gruppi e alle organizzazioni di lavorare in modo più efficace, di collaborare e di ottenere sinergie. Molte abilità sono necessarie per essere un buon facilitatore, ma alcune sono indispensabili.

 

Un Facilitatore efficiente deve saper riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni (intelligenza emotiva) per sviluppare le capacità empatiche (abilità di ascolto, capacità di parafrasarsi e di argomentare in una conversazione; capacità di profilare le persone; equilibrio nella  partecipazione) doti necessarie a condurre buone pratiche nel corso delle riunioni; buone capacità di sintesi e doti di perseveranza nel perseguire gli obiettivi.

Le abilità di ordine superiore di un Facilitatore comportano la capacità di visione sia del gruppo che degli individui che lo compongono, alla luce del bisogno di comprendere le dinamiche di gruppo e poter gestire i membri più reticenti del gruppo (Kaner, et al., 1996).  

L'Educatore sociale è definito come un Agente di cambiamento sociale che coordina i gruppi sociali attraverso strategie educative che aiutano le persone, i cittadini, i lavoratori a comprendere e partecipare ai loro ambienti sociali, politici, economici e culturali, e ad integrarsi pienamente nella società. 

Gli educatori sociali lavorano in contesti anche molto diversi tra loro, impegnandosi in uno sforzo intellettuale teso a dare risposta ai bisogni collettivi della popolazione, facilitando l'accesso alla cultura, al benessere e alla partecipazione nella società. 

 

Il loro lavoro ha due aspetti molto marcati: quello della formazione e del benessere, e quello del prendersi cura delle persone.

Gli educatori sociali operano nei servizi socio-educativi, questi progettano, organizzano e gestiscono progetti e servizi educativi e formativi in ambito socio-educativo rivolti a persone che possono trovarsi in stato di difficoltà o a rischio di esclusione sociale e/o lavorativa; sono responsabili di quei settori dell'educazione che non hanno ancora normative specifiche.

Lavora in équipe collaborando con altre figure professionali, promuove i gruppi e le singole persone a perseguire l'obiettivo della crescita integrale

Un Educatore,

per formare nel

change management

 Se vuoi saperne di più

leggi la mia storia professionale
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